Vini italiani in mani straniere, le ultime operazioni dalla "febbre" del Brunello alla scommessa belga
«Nei giorni scorsi a Cortina circolava voce che entro una settimana una grande azienda del vino italiano sarebbe passata in mani russe. Ed è bastato molto meno per scoprire che si trattava di Gancia. È evidente che, complice la forte presenza di cittadini russi a Cortina, su questa vicenda ne sapevano di più da quelle parti che nel resto d'Italia». Così Gianni Zonin, uno dei principali produttori italiani di vino ha commentato nei giorni scorsi l'acquisizione del 70% di Gancia, marchio leader degli spumanti italiani, da parte del magnate russo Roustam Tariko, già proprietario della vodka Russkji Standard.
Si conferma l'interesse internazionale nei confronti delle aziende del vino italiano
Un'operazione che, se da un lato, impoverisce il made in Italy di un importante brand, dall'altro, conferma l'interesse internazionale nei confronti delle aziende del vino italiano. Un'attenzione che va di pari passo con i positivi risultati che sta mettendo a segno l'export cresciuto a settembre del 13,6% con un +24% messo a segno solo dal comparto degli spumanti.
Positivo il trend internazionale per i vini e spumanti made in Italy
È proprio il positivo trend internazionale dei vini italiani in genere e degli spumanti Asti in particolare (prodotto che sta vivendo un vero e proprio "magic moment" all'estero) il principale argomento alla base dell'investimento del magnate russo. Infatti Tariko, punta sulle potenzialità estere di Gancia al di là delle difficoltà che i vini italiani stanno attraversando in questo momento sul mercato russo sia per i nuovi dazi doganali introdotti da Mosca a marzo che per il mancato rinnovo delle licenze per gli importatori locali.
Molti "top brand" passano in mani straniere
Gancia rappresenta solo l'ultima acquisizione nel settore del vino italiano da parte di imprenditori stranieri. Appena qualche mese fa, a inizio ottobre, era stata infatti la volta della toscana Ruffino, passata totalmente nelle mani della multinazionale americana Constellation brand (che già deteneva il 49%) per un valore di circa 50 milioni di euro. Le etichette della Ruffino (fra le quali vanno ricordati la Riserva Ducale, il Chianti classico Riserva, il Brunello di Montalcino Greppone Mazzi e il Modus) sono così entrate a far parte dei "top brand" del colosso Usa. Le operazioni dell'americana Constellation e del russo Tariko sono le più rilevanti ma non le uniche avvenute nel 2011. Un'area viticola italiana che ha sempre esercitato un grande fascino sugli investitori stranieri è quella della provincia di Siena, con Montalcino e Montepulciano.
Anche Louis Camilleri contagiato dalla "febbre" del Brunello
La "febbre" del Brunello che negli scorsi anni aveva contagiato il Ceo di Time Warner, Richard Parsons (proprietario della tenuta "Il Palazzone") quest'anno ha fatto un'altra "vittima" illustre: Louis Camilleri, Ceo del colosso del tabacco Philip Morris che ha acquistato alcuni ettari con l'intenzione di entrare a breve nella schiera dei produttori di Brunello.
La tenuta "Poggio di Sotto" rilevata per circa 15 milioni di euro
Al di là delle new entry l'operazione più importante registrata a Montalcino ha riguardato però l'azienda Colle Massari. La cantina guidata da Maria Iris Bertarelli e Claudio Tipa (zii di Ernesto Bertarelli il patron italo–svizzero del team velico Alinghi) già attiva sia nell'area di Montalcino che in quella di Bolgheri (Grosseto) ha rilevato, per una cifra vicina ai 15 milioni di euro, la tenuta "Poggio di Sotto". Un'etichetta di grande prestigio con 7,3 ettari destinati al Brunello, 2 al Rosso di Montalcino e 1 all'Igt.
La belga Virginie Saverys scommette su Montepulciano
A pochi chilometri di distanza, a Montepulciano, un importante acquisizione è stata realizzata pochi mesi fa dalla belga Virginie Saverys (Compagnie Marittime Belge Nv) che, dopo aver acquistato nel 2008 l'azienda Avignonesi, ha rilanciato la scommessa su Montepulciano acquistando dalla famiglia Caporali, i 9,5 ettari della Tenuta Val di Piatta.
Tenimenti Angelini rileva lo storico brand veneto Bertani
Ma anche gli italiani non sono stati a guardare. La principale operazione del corso del 2011 è stata effettuata pochi giorni fa e ha riguardato Tenimenti Angelini (Gruppo farmaceutico Angelini) che dopo la Toscana (con le aziende di Montalcino, Montepulciano e Castellina in Chianti), il Friuli (con l'azienda Puiatti) e le Marche (col marchio Collepaglia) ha rilevato lo storico brand veneto Bertani nel cuore della Valpolicella candidandosi così, con 310 ettari di vigneti, a diventare uno dei principali gruppi vitivinicoli italiani.
L'azienda pugliese Rivera torna nelle mani della famiglia de Corato
E infine ancora Gancia che non si è fermata all'operazione con il russo Tariko, ma proprio nell'ultimo scorcio dell'anno, si è resa protagonista di un'altra operazione cedendo la maggioranza del capitale, che deteneva dal 1983, dell'azienda pugliese Rivera (1,3 milioni di bottiglie prodotte per un fatturato di 4 milioni di euro realizzato al 45% all'estero). La maggioranza del pacchetto azionario è così tornata nelle mani della famiglia de Corato che aveva fondato la cantina di Andria nel lontano 1950.